Comunicati

No ai movimenti anti-abortisti nei consultori. Lasciamo le donne libere di scegliere.

In Consiglio regionale del Veneto sta per essere discussa la proposta di legge di iniziativa popolare che vuole i volontari dei Movimenti antiabortisti nei consultori, nei reparti di ginecologia ed ostetricia, nelle sale d' aspetto e negli atri degli ospedali. E' una vecchia proposta, risalente al lontano 2005, che ogni tanto riemerge con lo scopo dichiarato di “salvare molti bambini e mamme”.
Il motivo della proposta si scontra in realtà con l’incapacità dei consultori di ridurre i tempi di attesa che spesso non dipendono dalla volontà o dalla negligenza delle richiedenti, ma dal numero sempre più numeroso di medici, ginecologi e infermieri obiettori che ostacolano l’attuazione della legge.
Ricordiamo che l’obiezione di coscienza è il rifiuto di assolvere a un obbligo di legge, il cui espletamento si ritenga contrario alle proprie convinzioni ideologiche, morali o religiose. Colui che pratica tale opzione si chiama obiettore di coscienza. Caratteristica dell’obiezione di coscienza è l’assunzione in prima persona delle conseguenze civili e penali che dall’obiezione derivano. L’obiezione di coscienza non è riconosciuta in altri stati europei come Francia, Gran Bretagna e Spagna.
Perché difendere la Legge 194 del 1978.
Secondo i dati presentati ogni anno dai ministri della Salute, dall’82 ad oggi il numero di aborti si è ridotto del 43%, quelli clandestini del 94% e l’interruzione volontaria di gravidanza (ivg) non è mai divenuta un sistema di controllo delle nascite. Grazie alla 194 ed agli sforzi dei consultori per diffondere le conoscenze sui contraccettivi, gli aborti si sono dimezzati. Dal 1978 ad oggi si sono evitati 3 milioni e 300.000 mila aborti e le donne non ne muoiono più.
Il numero degli aborti legali
Sono stati 121.406 gli aborti volontari in Italia nel 2008, il dato provvisorio è comunque in calo rispetto al 2007 (-4,1% con 126.562 casi) e rispetto al 1982 il calo è del 48,3%, anno in cui si verificò il dato più alto di 234.801 casi; segno che la legge 194 funziona.
La situazione in Veneto
Per le donne venete la richiesta di una ivg è comunque un calvario. Secondo i dati del ministero della Salute, il Veneto è: 1) al secondo posto in Italia per percentuale di ginecologi obiettori (l’80%); 2) al primo nella graduatoria delle ivg praticate dopo la 12ª settimana, a causa dei tempi di attesa delle strutture preposte; 3) la regione con i tempi di attesa più lunghi tra la richiesta di intervento della donna ed il momento in cui lo ottiene, il 34% delle donne attende più di 3 settimane; 4) tra le regioni con i tempi di ricovero più lunghi per l’intervento; 5) nessuna delle sue numerose strutture private convenzionate pratica ivg; 6) costringe il 13,2% delle residenti a rivolgersi a strutture esterne alla Regione. Si tratta dell’erogazione di un’assistenza sanitaria che, in base agli indicatori di qualità (tempi di attesa, complicanze e tempi di ricovero) pone il Veneto in coda alle regioni italiane. Il tutto si traduce in un aumento di sofferenza per le donne, mentre l’allungamento dei tempi di ricovero e l’esecuzione di interventi fuori regione determinano un aumento di spesa per la regione stessa. In Polesine ad esempio vi è un unico ginecologo non obiettore per una popolazione di circa 250 mila abitanti, senza contare gli anestesisti, gli infermieri e il personale paramedico in generale. In Polesine abortire è quasi impossibile e spesso l’ASL è costretta a reperire un medico esterno per far rispettare la volontà di chi vuole usufruire della legge, con una ricaduta sui costi maggiore anche sulla collettività.

L'aborto rimane per la donna sempre un dramma e una decisione presa in solitudine e sofferenza, e dietro c’è sempre il fallimento personale e anche di una buona politica sulla maternità consapevole e responsabile. L'unica vera medicina contro l'aborto è la prevenzione e l'educazione: fare educazione alla sessualità nelle scuole; parlare di contraccezione con le donne che hanno bambini piccoli, con quelle che chiedono o hanno fatto una ivg. Diffondere la cultura della procreazione consapevole tramite i consultori è stata l’azione più efficace contro il ricorso all’ivg.
Andrebbero maggiormente sviluppati i servizi sociali preposti all’intervento di prevenzione e educazione alla contraccezione, in particolar modo in quelle regioni in cui il tasso d’immigrazione è più elevato.
I servizi pubblici forniti dai CONSULTORI FAMILIARI sono stati invece sottoposti a revisione e ad un continuo ridimensionamento. La Regione Veneto, ad esempio, avrebbe più di altre regioni bisogno di potenziare questo servizio, ma in realtà ha fatto l’esatto contrario avendo un tasso di 0,6 consultori ogni 20.000 abitanti (Italia 0,7; Piemonte 0,8; Lombardia 0,5; Liguria 1,1; Emilia 1,1; Toscana 1,1... il quadro completo sul web del Ministero Salute; http://www.ministerosalute.it/ lo standard fissato dal Progetto Obiettivo Materno Infantile del 1998 è di 1 consultorio ogni 20.000 abitanti). Ora poi con il nuovo Piano Sociale Sanitario e la spending review sarà tutto di nuovo messo in discussione.
Sarebbe bene andare poi a vedere quanti soldi in bilancio la Regione Veneto mette a disposizione ogni anno per consultori privati a scapito di quelli pubblici e anche quanti contributi già elargisce alle associazioni “amiche” antiabortiste.

Ecco perché SEL si contrappone fortemente a questa proposta di legge, poichè lede i già precari servizi che sono oggi a nostra disposizione e la nostra libertà di scelta, compromettendo così l’attuazione delle legge 194.


Rovigo, 18 luglio 2012
SEL Rovigo


SEL Rovigo: Idee per il futuro del partito. Documento del Comitato Federale
Il seguente documento sulle scelte future del partito è stato approvato dal comitato federale di SEL Rovigo, ed inoltrato a Roma:

Sinistra Ecologia e libertà nasce in Italia per rifondare una nuova sinistra che, a partire dai temi del lavoro, della centralità dell’ecologia (intesa come occasione di trasformazione economica) e delle libertà civili, possa candidarsi alla guida del paese mettendo al centro la giustizia sociale e l’uguaglianza, tra generi in primis.
Il contesto politico in cui SEL si trova ad operare è estremamente duro e difficile, inquinato da un ventennio in cui i citati “items” sono stati interamente derubricati dai governi che si sono succeduti, da una cultura fondamentalmente di destra, ma, per molti aspetti, anche da un’azione di governo del centro sinistra (per i pochi anni in cui c’è stato e certamente principalmente nei territori). 
La conseguenza di questo è un deserto culturale da cui ripartire, ma anche una sfida straordinaria ed uno stimolo per gli aderenti di SEL che si rendono conto sia necessario proporre un’alternativa culturale, prima ancorache politica, da offrire a questo paese. Occorre superare la fase dell’ “io personale” per arrivare a proporre un’idea di benessere collettivo, attraverso la realizzazione di un nuovo senso comune gramscianamente inteso.
La povertà culturale, in questi anni, soprattutto a sinistra, si è manifestata con l’idea che la “conquista” del potere, prima ancora che attraverso una proposta politica alternativa, si potesse raggiungere con accordi/intese fra partiti e gruppi di potere. 
La conseguenza di tale “mito della caverna” di platoniana memoria ha portato alla perdita di vista delle reali istanze che una parte del paese esprimeva .
Contro questa logica di “palazzo", se SEL si candida ad una trasformazione di questa concezione della politica, allora deve avere ben presente che il contatto, lo scambio con gli iscritti e con l’elettorato, ma anche con i potenziali simpatizzanti, diventa di fondamentale importanza. 
Per questo occorre mantenere un comportamento che al di là delle variabili espresse dall’indefinitezza di interlocutori seppur importanti come il PD, salvaguardi gli obbiettivi costitutivi del nostro partito.
Proprio in questa fase interlocutoria con gli attori politici del centro sinistra occorre partire da una piattaforma programmatica attraverso cui SEL possa affermare chiaramente la propria identità politica, in grado di recepire proprio il bisogno di cambiamento e di trasformazione del contesto sociale attraverso l’agire politico (a tal proposito si saluta positivamente la proposta di reddito di cittadinanze e il tema delle unioni civili). 
Tale piattaforma deve essere il frutto di un confronto vasto ed approfondito nel partito e deve costituire, quindi, il riferimento cardine attraverso il quale agire qualsiasi tipo di confronto, ed eventualmente, anche, lo strumento con cui porre delle discriminanti.
Si è persuasi che, solo avendo chiaro quello che si intende essere, sarà possibile individuare o decidere di non dar corso ad un percorso politico anche con quei soggetti, come il PD, che ora sostengono il governo Monti e che potrebbero essere pericolosamente attratti dalle politiche, totalmente in contrasto con SEL, di un governo che, lungi dall’essere tecnico, assume scelte gravissime contro il mondo del lavoro e dei diritti.
Per queste ragioni si vuole leggere come un “artifizio giornalistico” l’idea che il presidente di SEL possa partecipare alle primarie del PD. Soprattutto, l’assemblea pone in rilievo la necessità di ricercare il dialogo, ancor prima che con i partiti, proprio con tutti quei soggetti associativi e con quei cittadini che pensano siamo maturi i tempi per proporre un nuovo modello di società e lo hanno fatto aderendo alle campagne elettorali per i referendum scorsi o firmando per il superamento della legge elettorale attualmente in vigore. Solo dopo aver fatto un percorso di questo genere sarà possibile proporre un confronto, anche attraverso lo strumento delle primarie, con tutto il centro sinistra.

Rovigo 28 giugno 2012



Mirko Bolzoni

Coordinatore Provinciale di SEL



SULL'APPROVAZIONE IN SENATO DELLA RIFORMA DEL LAVORO

Ora tutte le condizioni affinché la riforma del lavoro sia legge dello Stato ci sono tutte. Il Senato approva, ha vinto la ministra del non lavoro e della povertà Fornero. Non interessa che siano serviti colpi di voti di fiducia, con interessano nemmeno le proteste del mondo del lavoro! Non conta se anche gli imprenditori stranieri hanno chiaramente sostenuto che a bloccare gli investimenti in Italia non sono i lavoratori col “posto sicuro” ma le tangenti, la mafia, e tutta quella “cricca malavitosa” che ruota attorno agli appalti ed alle concessioni.
“L’Europa ce lo chiede”, si è detto. Del resto il mandato era chiaro: risanare il paese secondo i criteri imposti dalla Banca Centrale Europea, ed il governo Monti ha svolto pedissequamente il suo lavoro. Lo ha fatto utilizzando a pretesto un valore importante per noi italiani: quello dell’unità europea; ma non è questa l’Europa a cui pensavano Spinelli e De Gasperi.
Vogliono colpire un sistema, quel sistema che aveva garantito in tutto il vecchio continente una discreta tranquillità sociale attraverso importanti conquiste sindacali. La ragione è molto semplice: chi è più precario è più debole e quindi è più in balia del più forte. Tale condizione si sostanzia in meno rivendicazioni e maggiore accettazione di condizioni di sfruttamento.
La visione del mondo dell’economia europea e mondiale è ormai chiara. Il problema è, ora, comprendere cosa voglia fare la politica, quella che è espressione della volontà popolare. Viene da chiedersi: quale cittadino ha dato mandato al governo Monti di indebolire le sicurezze sociali e quelle del lavoro?
Cosa centra lo Statuto dei Lavoratori, le garanzie che questo riconosce, con la crisi economica? I partiti che stanno sostenendo il Governo Monti, i parlamentari di PDL, PD, il Centro di Casini che mandato hanno avuto dai loro elettori?

Si sono illuse le giovani generazioni, in loro nome si è approvata una riforma che peggiora le condizioni dei precari, delle partite iva e dei lavoratori autonomi, lasciati senza sostegno al reddito e distruggendo il poco welfare rimasto.
  
Occorre che la politica sappia prendere le redini della situazione caotica in cui versiamo e non abdichi al suo ruolo per farsi sostituire dai banchieri. E’ necessario che si prospettino altre alternative alla macelleria sociale oggi in atto e si confrontino queste con i cittadini. “Con questo provvedimento , come dice Vendola, siamo molto vicini al punto di fusione tra rottura sociale e crisi democratica”: Serve che la politica sappia intendere l’estrema drammaticità di questo passaggio davvero storico e soprattutto sappia offrire una risposta capace di evocare un’alternativa credibile e in grado di dare speranza a un’Italia ferita e spesso persino disperata.
In questo SEL sarà impegnata e su queste questioni si confronterà con le forze politiche, sociali e con gli attori economici di questo paese per offrire differenti prospettive a chi sta perdendo ogni speranza.

Rovigo, 2 giugno
Mirko Bolzoni
Sinistra Ecologia Libertà - Federazione di Rovigo

RINNOVO AMMINISTRAZIONI LOCALI: PREVALGONO PICCOLE LOGICHE, SENZA ACCORDI DI PROSPETTIVA
Scade oggi il termine per la presentazione delle liste elettorali nei Comuni polesani che andranno al voto per il rinnovo delle Amministrazioni locali.
Sel, coerentemente con quanto già dichiarato pubblicamente in più occasioni, ha cercato di avviare un confronto con le forze politiche del centro sinistra con l’obiettivo di consolidare un ampio schieramento di forze in grado di aprire una nuova fase politica nel nostro territorio.
Tale esigenza assume ancora maggiore rilevanza proprio in ragione di come si sono affrontate e perse le ultime elezioni a Rovigo ed in molti altri Comuni polesani, in conseguenza della scelta miope del Pd di “regolare” al proprio interno gli equilibri elettorali, sottraendosi di fatto al confronto con le altre forze di sinistra.
Evidentemente quello stesso gruppo dirigente, responsabile di quelle sconfitte e non pago di aver contribuito a consegnare al centro destra Comuni storicamente governati dal centro sinistra, ritiene ancora una volta di procedere in questa direzione senza prospettiva, predicando bene nei convegni pubblici ma razzolando male nella realtà.
Ancora una volta prevale dunque l’ambiguità e si preferisce continuare nella logica degli accordi sotterranei tra forze magari disomogenee, piuttosto che ricercare accordi di prospettiva con forze politiche come Sel che hanno al centro della loro azione temi quali il lavoro, le politiche sociali, la sana e corretta amministrazione del bene pubblico, la salvaguardia dell’ambiente.
Naturalmente Sel si è sottratto alla logica di proporre proprie liste locali, pur avendone in qualche caso la possibilità come a Taglio di Po, per non disorientare ulteriormente un elettorato già duramente provato dalle difficoltà prodotte da accordi elettorali che vedono, in qualche caso, forze di sinistra andare allegramente a braccetto con forze di destra o con la Lega.
Abbiamo riflettuto a lungo su questa opportunità e alla fine abbiamo scelto di non prestarci al gioco al massacro che alcuni dirigenti del Pd perseguono da tempo cercando di emarginare definitivamente una visione progressista di sinistra dal panorama politico locale, non esitando pur di raggiungere il loro obiettivo, anche a consegnare il loro partito alla sconfitta come accaduto a Rovigo.
Noi siamo impegnati a realizzare un percorso alternativo e impegneremo i nostri militanti e i nostri elettori a sostenere i candidati locali che più garantiscono questa prospettiva, trascurando invece coloro che teorizzano pericolose involuzioni per il futuro della sinistra.
Va da sè naturalmente che per Sel si aprirà una nuova fase nella quale riconsiderare i rapporti nell’ambito del centro sinistra, almeno fino a quando il gruppo dirigente del Pd non uscirà dalle troppe ambiguità che ne caratterizzano l’azione, riaprendo un confronto che ponga l’insieme della sinistra e lo stesso Pd nella condizione di rispondere ai cittadini delle proprie scelte e delle alleanze, che non possono essere solo di natura elettorale o spartitoria come troppo spesso accade.
Noi non rinunceremo a rapportarci direttamente con i cittadini e gli elettori sia in campagna elettorale che nella fase amministrativa susseguente e lo faremo con la forza delle nostre proposte, in contrasto con le trasversalità politiche che oggi stanno interessando e avvelenando la politica.
Se la responsabilità storica e politica del Pd è quella di consegnare la prospettiva della sinistra alla incertezza e alle logiche di piccolo cabotaggio di una parte del proprio gruppo dirigente, quella di Sel vuole restare ferma nel tenere aperta una porta che mantenga inalterate le speranze di molti elettori progressisti che, delusi da questi comportamenti, rischiano di essere consegnati all’antipolitica e all’astensionismo.

Rovigo 3 aprile 2012                                                                                  Segreteria provinciale SEL

PER SEL I PARCHI POSSONO COSTITUIRE UNOSTRUMENTO IMPORTANTE NELLE POLITICHE  DI GESTIONE DEL TERRITORIO
Abbiamo letto in questi giorni le dichiarazioni della segretaria del Cisl polesana, Valeria Cittadin, che protesta delusa  contro  alcune recenti dichiarazioni di Conti secondo cui, per ragioni legate alle autorizzazioni, si allungherebbero i tempi  per  l'inizio dei lavori  del progetto di riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle.
Senza entrare  nel merito della lunga vicenda delle autorizzazioni, ci preme soprattutto sottolineare che ci sono sembrati ingiustificate sia le accuse agli ambientalisti, che altro non fanno che chiedere nel loro diritto il rispetto della legge, anche con i ricorsi,  sia i riferimenti al Parco del delta del Po che, secondo Cittadin, non avrebbe dovuto essere istituito e che lei vede quale vero ostacolo per il progetto carbone.
Con tutto il rispetto per la persona, questa dichiarazione che non riconosce minimamente l'importanza di preservare una importante area naturale attraverso gli strumenti  normativi previsti dalla legge, il cui valore è riconosciuto oltre i confini nazionali, ci sembra molto pesante, evidentemente fuori tempo, generica e quindi  del tutto ingiustificata.

Diversamente da Cittadin e indipendentemente dalla riconversione a carbone, noi crediamo infatti, ed è per questo che abbiamo voluto parlarne con un convegno nel gennaio scorso ad Adria,  che i Parchi possano costituire  uno strumento importante nelle politiche di gestione territoriale. Il territorio in cui viviamo non può più essere considerato al pari della merce, in vendita al miglior offerente e quindi sede di progetti irrazionali ed inquinanti che rispondono solo ad esigenze particolari e private,  ma un bene comune, cioè un bene a cui tutti possono accedere, anche in futuro, con il dovere di rispettarne l’integrità.  In questa ottica il Parco  ha un ruolo fondamentale non solo nella conservazione della natura  ma anche nel ripensamento di un modello di sviluppo diverso e sostenibile. E’ venuto il tempo per tutti ormai nella politica di farsi carico della limitatezza delle risorse, del rispetto degli equilibri degli ecosistemi, della responsabilità nei confronti delle future generazioni.

Noi non sappiamo se il progetto “carbone” sarà solo ritardato oppure se questa specie di passo indietro di Conti voglia significare un sostanziale disimpegno su Porto Tolle.
In ogni caso per dare una risposta al problema occupazionale, come altri hanno proposto, riteniamo sia urgente stringere al più presto accordi con Enel  per il finanziamento e l’avvio dei lavori di smantellamento e di bonifica del sito.

Riguardo al Parco del Delta del Po e, lo vogliamo sottolineare, indipendentemente dalla centrale di Porto Tolle, ci auguriamo che presto si arrivi, in Regione e a livello nazionale, ad una proposta  per una gestione unitaria delle aree  del Parco del Delta veneto ed emiliano romagnolo e, anche se difficile, che questo possa effettivamente   modificare le prospettive di sviluppo territoriale  del Polesine e del Veneto.

Rovigo 12 marzo 2012                                                                                                   per SEL 
Maria Luisa Rizzato


SEL ROVIGO A FIANCO DELLA FIOM

Il lavoro è alla base della nostra costituzione, ed è alla base di ogni democrazia compiuta; combattere per i diritti di chi lavora è un dovere per chiunque ritenga che la dignità della persona e la difesa dei principi di legalità, partecipazione e equità sociale siano i pilastri di una comunità libera e democratica.  
Oggi questi principi sono insediati da molti pericoli, ed in particolare il precariato, la discriminazione, la perdita progressiva dei diritti di rappresentanza e tutela rendono ogni giorno i lavoratori sempre più fragili, alla mercé di un mercato che non accompagna più lo sviluppo sociale del Paese, ma anzi lo deprime, orientandosi verso logiche estreme di profitto che non producono né “capitale comune” né ricchezza condivisa e equamente distribuita.
Tutti gli indicatori socio-economici lanciano l’allarme, ed il tasso di disoccupazione e di precarizzazione del nostro Paese stanno raggiungendo cifre drammatiche. Lavoratori precari creano un Paese precario, senza futuro e senza crescita.
Per questo Sinistra Ecologia e Libertà è a fianco della FIOM, ed aderisce con convinzione allo sciopero proclamato per il 9 marzo prossimo per tutelare i diritti dei lavoratori del settore metalmeccanico, duramente colpiti da una logica che mira a mettere i discussione il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del comparto e, con esso, i loro diritti individuali e condivisi. Saremo in piazza San Giovanni assieme al segretario Generale della Fiom Maurizio Landini ed alle migliaia di lavoratori per sollevare assieme a loro la nostra voce e difendere gli interessi dei lavoratori e del Paese.
Sel Rovigo sarà presente alla manifestazione di Roma sia con una propria delegazione costituita sia dai propri aderenti alla FIOM, ma anche con altri iscritti di  Rovigo.

Rovigo, 8 marzo 2012                                           Mirko Bolzoni  Coord. Prov.le SEL



AVVIO CAMPAGNA NAZIONALE DIAMOCI UN TAGLIO ALLE SPESE MILITARI

Domenica 26 febbraio in Piazza V. Emanuele, Rovigo dalle ore 10 alle ore 12 sarà presente un banchetto di SEL per la raccolta firme della campagna nazionale "Diamoci un taglio! alle spese militari".
La campagna proseguirà fino al mese di aprile e si chiuderà nella nostra provincia con un incontro con Giuliana Sgrena.
Questo il testo dell'appello da sottoscrivere.

L’Italia spende oltre 25 miliardi di euro per la difesa militare, pari a circa l’1,4 per cento del proprio prodotto interno lordo. Percentuale ben più rilevante dello 0,9 per cento dichiarato ufficialmente dal Governo,che divide la spesa su ministeri diversi, occultando l’ammontare reale del bilancio militare. Il contrario di ciò che accade in altri paesi europei.
Si tratta di un volume di spesa ingiustificato nell’attuale situazione internazionale, tanto più nel momento in cui si chiede ai cittadini italiani di sopportare una manovra iniqua che preferisce tagliare la spesa sociale e il trasporto pubblico piuttosto che rinunciare a qualche cacciabombardiere.
Altri Paesi hanno già annunciato recentemente significative ristrutturazioni della propria spesa militare, come ad esempio la Gran Bretagna dove un governo conservatore ha deciso tagli dell’ordine 4-5 miliardi l’anno rinunciando ad aerei, carri armati, portaerei.
Oggi più che mai è necessario investire nella scuola, nella sanità, nella cultura, nell’edilizia pubblica e popolare per ridurre e invertire la tendenza al progressivo depauperamento dei lavoratori e dei pensionati.
La spesa militare può essere ridotta già dal prossimo anno di almeno 1,5 miliardi di euro attraverso l’uscita dal programma JSF, il totale ritiro dall’Afghanistan, la cancellazione del programma per ulteriori 4 fregate FREMM, la cancellazione del programma missilistico MEADS; con il consolidamento di questi provvedimenti e con l’attuazione di altri quali la soppressione del 50% delle unità corazzate e di artiglieria, la riduzione del numero delle basi dell’Aeronautica militare, la messa in riserva di unità navali, la soppressione dell’indennità di ausiliaria, a partire già dal 2013/2014 il risparmio realizzato si può calcolare in circa 2,5 miliardi l’anno; entro il quinquennio successivo è possibile raggiungere un risparmio complessivo di circa 4,5 miliardi l’anno mediante la riduzione di 30 mila unità degli organici delle Forze armate, la cancellazione di altri programmi di armamento, la progressiva sostituzione di personale militare addetto a funzioni ministeriali, amministrative e logistiche con personale civile, l’aggregazione dei reparti dell’Esercito in un minor numero di strutture, cosa possibile essendo quelle attuali sottoutilizzate.
Per questi motivi, i sottoscritti cittadini italiani
C H I E D O N O
che il Parlamento e il Governo adottino urgentemente provvedimenti per ridurre la spesa militare del nostro Paese di 1,5 miliardi di euro nel 2012 e di 2,5 miliardi negli anni successivi, con l’obiettivo nel medio termine di una riduzione tale da riportare la nostra spesa effettiva sotto lo 0,9 per cento del Pil contro l’1,4 per cento effettivo di oggi con un diminuzione in termini assoluti di circa 4,5 miliardi di euro l’anno;
che vengano pertanto adottati immediati provvedimenti per:
  • il ritiro completo delle truppe italiane dall’Afghanistan entro il 2012;
  • il ritiro immediato dell’Italia dal programma per il caccia statunitense JSF;
  • la riduzione o cancellazione di programmi di armamento come le fregate FREMM, i missili MEADS, le nuove unità di assalto anfibio
che vengano inoltre attivati programmi di ristrutturazione delle forze armate con la riduzione di circa 30 mila unità le dotazioni organiche rispetto alla forza attuale di 190 mila militari, la progressiva sostituzione negli incarichi non militari o puramente amministrativi di personale militare con personale civile, che vengano eliminati sprechi e ingiustificati privilegi.

Rovigo, 25 febbraio 2012


"Anche a Rovigo la casta non si tocchi, anzi si moltiplichi!"

E’ questo il messaggio che l'Amministrazione Piva ed i partiti che la sostengono hanno dato alla città.
Assistiamo ogni giorno agli anatemi della politica politicante  che, ad ogni piè sospinto, lancia i suoi strali per la limitazione della partecipazione democratica negli Enti Locali: riduzione del numero dei consiglieri comunali e dimezzamento di quelli provinciali.
Nel frattempo si decide di introdurre un compenso per il Presidente di As2 che, se sarà equivalente a quello dei Presidenti delle altre Aziende, varrà quanto il costo complessivo di quasi 20 Consigli Comunali.
“Cambiare tutto per non cambiare nulla” verrebbe quindi  da dire citando il sempre attuale “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa ed infatti, quando si tratta di garantire i privilegi di un certo modo di fare  politica, che qualcuno definisce “ Privilegi della Casta”, Rovigo non fa eccezione.
Lo si è visto nell’ultimo Consiglio Comunale quando Nalin, il consigliere di SEL ed IDV, ha presentato la mozione in cui, semplicemente, si chiedeva che il nuovo presidente  di As2 svolgesse la sua funzione senza percepire alcuna indennità come era accaduto per chi lo aveva preceduto, avviando nel frattempo una verifica della situazione in tutte le Aziende pubbliche, e la maggioranza ha votato compatta contro.
 In compenso la mozione presentata da Nalin è stata etichettata come “populista”, dimenticando che posizione analoga era stata espressa anche da Contiero e Mainardi in uno dei tanti passaggi politici necessari per tamponare la crisi latente nella coalizione al governo della città.
Quando si tagliano pezzi di democrazia, come la rappresentanza nei Consigli Comunali, allora va tutto bene, ma se, più semplicemente, si pensa di risolvere la questione dei costi della politica partendo dalla radice del problema e cioè riconsiderando, come ha proposto Giovanni Nalin nel dibattito consiliare sulla mozione da lui presentata, i lauti gettoni di presenza e le indennità istituite per consentire a politici “trombati” di tenersi a galla facendo pagare così alla collettività il consenso elettorale ricevuto, allora iniziano i distinguo ed è facile imbattersi su chi predica bene, ma razzola male!
Infine non possiamo esimerci dall’esprimere delusione nei confronti del Movimento 5 Stelle che, col clamore di piazza che fa sui costi della politica, si è limitato, come del resto ha fatto il consigliere Masin,  ad astenersi sul provvedimento dopo avere anche votato a favore della introduzione del gettone di presenza ai Consiglieri di Nanotech in un precedente Consiglio.
Se questa è la coerenza tra quanto sostenuto in campagna elettorale e quanto poi accade nell’aula Consigliare, ne vedremo ancora delle belle nei prossimi mesi!

Rovigo 12 novembre

Mirko Bolzoni
Coordinatore Provinciale di SEL





SEL ROVIGO ADERISCE ALLA MOBILITAZIONE DEL 15 OTTOBRE PER IL CAMBIAMENTO

“Gli esseri umani prima dei profitti, non siamo merce nelle mani di politici e banchieri”


Noi ci saremo e faremo la nostra parte

Noi di Sinistra Ecologia Libertà aderiamo convinti all'appello del Coordinamento per la mobilitazione del 15 ottobre 2011, con i movimenti, le associazioni, singoli, forze politiche e sociali che vi prenderanno parte. La manifestazione sarà l’occasione per dare forza e continuità in Italia e in Europa ad un nuovo movimento capace non solo di svelare le ragioni di questa crisi economica e finanziaria, ma soprattutto di indicare una via di uscita alternativa a quella dei governi e della tecnocrazia europea. Le ragioni dell’indignazione che attraversano i movimenti europei si rafforzano nel nostro Paese, dove i riti della vecchia politica decidono non a favore ma contro le persone deboli, i giovani, i disoccupati, i lavoratori. Senza nessun ascolto e nessuna possibilità di dialogo. Ed inoltre con una opposizione ambigua, e certe volte assente, che non è riuscita finora a mettere sul piatto nessuna ipotesi di alternativa di società cui stringersi intorno, fare massa e a cui dare consenso.
Siamo consapevoli che nessuno si salva da solo e per questo, noi per primi, ci mettiamo a disposizione, per una grande alleanza sociale, per fare in modo che si possa delineare con forza un’alternativa di Paese e di società, che metta al centro i beni comuni, che prospetti un’altra idea di Europa, che nasca dallo spirito delle giovani generazioni ora escluse da ogni possibilità sociale. Sviluppo e democrazia non si escludono ma, al contrario, possono essere le basi su cui rifondare un nuovo modello virtuoso, basato sulla riconversione ecologica e su una rinnovata partecipazione democratica.Tutto questo non può essere deciso nei singoli luoghi di provenienza, ma deve essere fatto in mare aperto. L’alternativa è da costruire con i molti soggetti grazie ai quali in questo Paese è cambiato il senso comune su precarietà e questioni di genere, sui beni comuni, il sapere, il lavoro e i diritti, veri pilastri su cui si fonda la democrazia.Come dichiarato dallo stesso Nichi Vendola nella manifestazione a Roma dello scorso 1 ottobre, noi di Sinistra Ecologia Libertà siamo disponibili perché questa forte mobilitazione sociale possa intrecciarsi con la domanda di una forte alternativa politica al governo Berlusconi, da costruire non nel chiuso delle stanze di qualche segreteria politica ma nel campo aperto della cittadinanza attiva e indignata.Per tutto questo faremo la nostra parte perché si possa scrivere una nuova pagina che segni l’inizio di una nuova storia di questo Paese.Rovigo, 12 ottobre 2011                                    
                                         SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
                                         FEDERAZIONE PROVINCIALE DI ROVIGO





CHIUSURA CAMPAGNA RACCOLTA FIRME PER  REFERENDUM DI ABROGAZIONE DEL PORCELLUM

Con la fine di settembre si è praticamente conclusa – anche da parte di Sinistra Ecologia Libertà (SEL) di Rovigo- la raccolta di firme per i referendum popolari che abrogheranno l’attuale legge elettorale, meglio conosciuta ormai da tutti come “Porcellum”.

La federazione polesana di SEL – partito che a livello nazionale fa parte del Comitato promotore dei referendum – esprime la propria soddisfazione per la grande partecipazione ai banchetti in piazza, dove spontaneamente la gente è corsa a firmare, e presso gli uffici comunali: è un segnale politico forte, quello inviato, per il cambiamento della legge e per restituire ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti al Parlamento nazionale.

I risultati di quella legge, che lo stesso ministro proponente Calderoli all’epoca definì “una porcata”, sono sotto gli occhi di tutti: un Parlamento di “nominati”, composto in larga parte da personaggi che devono l’elezione non ai tanto ai propri meriti e alla capacità di attrarre gli elettori, ma soprattutto al favore dei segretari di partito, ai quali solo rispondono.
Per non parlare di chi deve la propria elezione al “gradimento” estetico procurato a un “sultano” sulla via del tramonto, praticamente proprietario del partito di maggioranza.
SEL Rovigo pertanto ringrazia i cittadini e le cittadine che si sono recati a firmare e si augura che la  forte mobilitazione abbia presto risposte adeguate.

Rovigo, 28 settembre 2011
Maria Luisa Rizzato
RESP. COMUNICAZIONE



SEL ROVIGO PARTECIPERA' ALLA MANIFESTAZIONE A ROMA "ORA TOCCA A NOI" - Tutti in Piazza con l'Italia che vuole cambiare

Sabato prossimo 1 ottobre,  con un folto gruppo di militanti di Sel del Polesine e dal Veneto, parteciperemo alla Manifestazione nazionale organizzata da Sinistra ecologia e libertà  a Roma, dal titolo significativo "Ora tocca a noi"
Nichi Vendola ha rivolto l'invito  alla manifestazione indistintamente a tutte le persone "che non si rassegnano ad assistere impotenti al declino italiano, alla distruzione di vincoli sociali e democratici che rendono unita la comunità nazionale del Paese".
Il crescendo delle diseguaglianze e gli effetti della crisi economica hanno colpito al cuore il nostro Paese fino a far perdere il senso di una possibilità di cambiamento e di costruzione di una prospettiva dignitosa di futuro per ciascuno, a partire dai giovani.  Occorre un’opera di rigenerazione del Paese non solo politica, ma insieme morale, democratica, sociale e prima ancora culturale.
La manifestazione vuole essere un segnale forte e credibile per mettere in campo prima possibile una proposta di alternativa larga, unitaria, popolare, incentrata su un’idea forte di cambiamento da presentare al Paese, mobilitando le energie e le risorse che sono ben presenti, come si è visto alle elezioni amministrative e nell’esito stesso del voto referendario.
Al declino politico e morale della destra che sta trascinando con sè l'intero Paese è ormai urgente da parte nostra contrapporre davanti all'Italia una grande, coesa, unita, coalizione di centrosinistra.
E' questo il senso della manifestazione, rimbocchiamoci le maniche, non è più tempo di aspettare: ora tocca a noi.

Rovigo, 26 settembre 2011
Maria Luisa Rizzato 
Resp. Comunicazione



 SEL PROVINCIA ROVIGO ADERISCE ALLO SCIOPERO DEL 6 SETTEMBRE

Aderiamo con convinzione allo sciopero generale proclamato dalla CGIL per contrastare la manovra iniqua che abbatte la sua scure nei confronti dei cittadini più deboli di questo paese: i lavoratori onesti, gli ammalati, i precari, i diversamente abili.

Ancora oggi non è certo quale provvedimento il Governo farà approvare al Parlamento visto che le forze di maggioranza sembrano essere in queste ore in un preoccupante stato confusionale; certamente, però, dall’impianto della manovra di Ferragosto è chiaro che, ancora, rimarranno intoccati i grossi patrimoni, i grossi redditi, le rendite dei ricchi.

Vergognoso, poi, il tentativo, che il Governo sta mettendo in atto, nascondendosi dietro la difficile crisi, di svuotare i diritti acquisiti dei lavoratori, come lo Statuto.

Inoltre condividiamo quanto afferma la CGIL quando sostiene che il Governo si ostina a non voler affrontare e risolvere i problemi legati alla crescita, all'occupazione, alla produttività e allo sviluppo del nostro Paese.

In questo modo un’intera generazione in Italia, quella dei giovani, oggi si trova ad essere senza un futuro: precarietà del lavoro, instabilltà economica, assenza di servizi, dequalificazione della scuola pubblica a causa dei tagli subiti già negli anni passati, la ricerca ridotta ai minimi termini sono solo alcuni indici delle difficili condizioni che tante ragazze e tanti ragazzi stanno vivendo.

Riteniamo che un’altra manovra sia possibile e, con essa, anche un nuovo Paese con un nuovo patto di cittadinanza e per questo, come la CGIL, anche Sinistra Ecologia e Libertà fa appello  alle forze sociali, economiche, politiche e soprattutto ai cittadini.

Rovigo, 5/9/2011
Mirko Bolzoni

Coordinatore Provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà



 MANOVRA CORRETTIVA: UNA DICHIARAZIONE DI GUERRA CONTRO IL PAESE E I DIRITTI DEI LAVORATORI

La cosiddetta “manovra correttiva” che, come ha giustamente affermato il coordinatore nazionale di Sinistra Ecologia, Libertà: Nichi Vendola, è una dichiarazione di guerra all’Italia, contiene anche insidie pericolose che nulla hanno a che fare con la già pesante situazione di crisi, ma che mettono in crisi l’assetto sociale di questo paese, minando alla base i presupposti della convivenza civile.
Non bastava ridurre la pensione di reversibilità a vedovi e a vedove, ridurre il diritto alla salute, salassare gli enti locali che non saranno più in grado di attuare alcuna politica si sostegno a chi versa in condizioni di disagio e agli anziani; non bastava nemmeno inventarsi la pseudo tassa dei ricchi , salvo poi scoprire che si tratta di un bluff colossale. Questo governo, sempre più incapace di introdurre qualsiasi politica per le ormai note crisi fra i gruppi che lo sostengono, si nasconde dietro la manovra correttiva per sferzare uno dei più duri attacchi allo statuto dei lavoratori.

Il governo, con l’articolo 8 della manovra, infatti, vuole smantellare l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori rendendo in questo modo assolutamente flessibile il licenziamento.
In realtà, anche il più “peregrino” degli imprenditori sa benissimo che, in fase di crisi, non è difficile licenziare le maestranza, dato che  nel nostro ordinamento giuridico il “giustificato motivo oggettivo” esiste dalla notte dei tempi, ma, quello che è difficile è avere le condizioni economiche, eventualmente il sostegno, per mantenerle in forza.
 La domanda che viene da porsi, inoltre,  è la seguente: cosa c'entra una norma come lo Statuto dei Lavoratori con un provvedimento per fare fronte alla grave crisi che è in essere nel Paese? Assolutamente nulla!

Ancora una volta il Governo mostra il suo vero volto: quello di voler smantellare quei presidi sociali e democratici che hanno reso l’Italia una democrazia compiuta, per altro senza assumersene la responsabilità politica di fronte al paese, ma schermandosi vigliaccamente nel polverone sollevato dalla difficile crisi economica.

Sinistra Ecologia Libertà denuncia questo provvedimento come un provvedimento gravissimo, in conseguenza del quale, oltre che nel baratro economico, ci troveremo anche immersi nella barbarie sociale e del lavoro, per mano di una maggioranza, priva di qualsiasi idea di governo, che ormai si trascina in nome della conservazione di un potere fine a sé stesso.
Rovigo 18 agosto 2011
 Mirko Bolzoni - coordinatore provinciale Sel Rovigo