domenica 10 febbraio 2013

AL GOVERNO PER CAMBIARE IL WELFARE

Esiste un’opinione diffusa fra economisti non allineati con le politiche di austerità che oggi vanno per la maggiore fra i governi europei e non solo, che da questa situazione recessiva, di aumento della disoccupazione e di crisi produttiva, se ne possa uscire solo rovesciando le logiche che presiedono gli interventi sostenuti soprattutto dagli stati “forti” dell’Unione Europea (leggi: Germania).
Fra gli altri vale la pena richiamare le opinioni di due premi Nobel come Krugman e Stiglitz, che indicano in un nuovo protagonismo economico statale, la chiave di volta per l’avvio di politiche di sviluppo e sostegno al settore privato, coerentemente affiancate dal rilancio di un sistema di protezione sociale (Welfare), mondato dalle storture e dagli sprechi di cui si è indubbiamente macchiato in questi decenni.
E’ bene tranquillizzare coloro che già prefigurano scenari bolscevichi e teste blasonate rotolanti, che ci muoviamo non dalle parti di Carlo Marx, ma del massimo economista borghese del XX secolo che risponde al nome di John Maynard Keynes.
Come Sinistra, Ecologia e Libertà, abbiamo fatto tesoro di questa cultura e nel nostro programma forniamo indicazioni e misure, che verificate in corso d’opera, applicate senza furori giacobini, potrebbero offrire una possibilità a questo paese di risollevarsi in nome di principi di giustizia sociale e di equità.
Alcune proposte qui sinteticamente presentate:

- Investire sullo stato sociale come condizione per lo sviluppo e la coesione sociale;
- per sottrarsi al ricatto della precarietà che colpisce le giovani generazioni, proponiamo un reddito minimo garantito di 600 euro;
- proponiamo una riforma del sistema previdenziale che rivaluti le pensioni, definendo età pensionabili differenti a seconda dei differenti lavori e riconosca contributi per la cura dei figli e l’assistenza alle persone;
- “L’aumento dell’occupazione femminile è in grado di determinare un aumento del PIL, fino al 7% secondo stime della Banca d’Italia”, investire in infrastrutture sociali come gli asili nido, dare sostegno fiscale alle imprese che aiutano la condivisione delle responsabilità familiari tra uomini e donne, fornire incentivi all’occupazione delle donne ed estendere l’indennità di maternità obbligatoria;
- uscire dalla crisi è possibile prima di tutto con il lavoro delle donne.

Come finanziare tutto questo? “In Italia si pagano troppe tasse e i servizi non funzionano. Lo squilibrio del nostro sistema fiscale deve puntare a una riforma di sistema che preveda l’imposta patrimoniale e riduca la pressione fiscale sui soggetti che oggi contribuiscono onestamente”.
Si tratta di operare un’oculata ed equilibrata redistribuzione del reddito ad esempio fra quel 10% delle famiglie più ricche che detiene il 45% della ricchezza e il 50% delle famiglie più povere che ne detiene poco meno del 10%.
Il debito pubblico i Italia ha avuto origine come disavanzo del bilancio dello Stato accumulato nel tempo.
La questione del debito va risolta alla radice e la si potrebbe affrontare limitando le uscite e incrementando le entrate.
Le nostre prime azioni in questo senso saranno: il taglio delle pensioni d’oro (quelle superiori ai 50 mila euro l’anno), il contenimento della spesa militare e la immediata cancellazione del programma d’acquisto degli F35, la limitazione delle consulenze esterne e degli incarichi professionali della Pubblica Amministrazione, l’ottimizzazione della spesa sanitaria attraverso la revisione delle convenzioni con la sanità privata.
In sintesi redistribuire i redditi per una maggiore equità fra la popolazione, spostare ricchezza dalla rendita alla produzione, sostenere piccola e media industria e un’agricoltura innovativa e rispettosa dell’ambiente, sostenere l’istruzione pubblica la ricerca e l’innovazione tecnologica, facendo leva sulla fiscalità generale progressiva e sul risparmio, tagliando sprechi, reprimendo la corruzione tra pubblico e privato e premiando un settore pubblico efficiente e innovativo.

Cinzia Sivier

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