Esiste un’opinione diffusa fra economisti non allineati con le
politiche di austerità che oggi vanno per la maggiore fra i governi
europei e non solo, che da questa situazione recessiva, di aumento della
disoccupazione e di crisi produttiva, se ne possa uscire solo
rovesciando le logiche che presiedono gli interventi sostenuti
soprattutto dagli stati “forti” dell’Unione Europea (leggi: Germania).
Fra gli altri vale la pena richiamare le opinioni di due premi Nobel
come Krugman e Stiglitz, che indicano in un nuovo protagonismo economico
statale, la chiave di volta per l’avvio di politiche di sviluppo e
sostegno al settore privato, coerentemente affiancate dal rilancio di un
sistema di protezione sociale (Welfare), mondato dalle storture e dagli
sprechi di cui si è indubbiamente macchiato in questi decenni.
E’ bene tranquillizzare coloro che già prefigurano scenari
bolscevichi e teste blasonate rotolanti, che ci muoviamo non dalle parti
di Carlo Marx, ma del massimo economista borghese del XX secolo che
risponde al nome di John Maynard Keynes.
Come Sinistra, Ecologia e Libertà, abbiamo fatto tesoro di questa
cultura e nel nostro programma forniamo indicazioni e misure, che
verificate in corso d’opera, applicate senza furori giacobini,
potrebbero offrire una possibilità a questo paese di risollevarsi in
nome di principi di giustizia sociale e di equità.
Alcune proposte qui sinteticamente presentate:
- Investire sullo stato sociale come condizione per lo sviluppo e la coesione sociale;
- per sottrarsi al ricatto della precarietà che colpisce le
giovani generazioni, proponiamo un reddito minimo garantito di 600 euro;
- proponiamo una riforma del sistema previdenziale che
rivaluti le pensioni, definendo età pensionabili differenti a seconda
dei differenti lavori e riconosca contributi per la cura dei figli e
l’assistenza alle persone;
- “L’aumento dell’occupazione femminile è in grado di
determinare un aumento del PIL, fino al 7% secondo stime della Banca
d’Italia”, investire in infrastrutture sociali come gli asili nido, dare
sostegno fiscale alle imprese che aiutano la condivisione delle
responsabilità familiari tra uomini e donne, fornire incentivi
all’occupazione delle donne ed estendere l’indennità di maternità
obbligatoria;
- uscire dalla crisi è possibile prima di tutto con il lavoro delle donne.
Come finanziare tutto questo? “In Italia si pagano troppe tasse e i
servizi non funzionano. Lo squilibrio del nostro sistema fiscale deve
puntare a una riforma di sistema che preveda l’imposta patrimoniale e
riduca la pressione fiscale sui soggetti che oggi contribuiscono
onestamente”.
Si tratta di operare un’oculata ed equilibrata redistribuzione del
reddito ad esempio fra quel 10% delle famiglie più ricche che detiene il
45% della ricchezza e il 50% delle famiglie più povere che ne detiene
poco meno del 10%.
Il debito pubblico i Italia ha avuto origine come disavanzo del bilancio dello Stato accumulato nel tempo.
La questione del debito va risolta alla radice e la si potrebbe affrontare limitando le uscite e incrementando le entrate.
Le nostre prime azioni in questo senso saranno: il taglio delle
pensioni d’oro (quelle superiori ai 50 mila euro l’anno), il
contenimento della spesa militare e la immediata cancellazione del
programma d’acquisto degli F35, la limitazione delle consulenze esterne e
degli incarichi professionali della Pubblica Amministrazione,
l’ottimizzazione della spesa sanitaria attraverso la revisione delle
convenzioni con la sanità privata.
In sintesi redistribuire i redditi per una maggiore equità fra la
popolazione, spostare ricchezza dalla rendita alla produzione, sostenere
piccola e media industria e un’agricoltura innovativa e rispettosa
dell’ambiente, sostenere l’istruzione pubblica la ricerca e
l’innovazione tecnologica, facendo leva sulla fiscalità generale
progressiva e sul risparmio, tagliando sprechi, reprimendo la corruzione
tra pubblico e privato e premiando un settore pubblico efficiente e
innovativo.
Cinzia Sivier
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