Gentile presidente Vendola, sono un recente iscritto a "Sinistra, Ecologia e Libertà". Non sono più giovanissimo (54 anni) e non sono neanche più di primissimo pelo per quel che riguarda la mia partecipazione alla vita politica e più in generale all'impegno civile, declinatosi in ambiti politici e organizzativi diversi nell'arco di una trentina d'anni.
In misura direttamente proporzionale alla durata della mia presenza nella dimensione pubblica del vivere, è venuta montando e strutturandosi in modo sempre più radicata la convinzione che in politica nessuno ci garantisce per la coerenza e la limpidezza di comportamento di coloro che per un po' riconosciamo come nostri compagni di strada. La disillusione crescente non mi ha impedito in questi ultimi due - tre anni, di gettarmi in tentativi che al momento mi erano sembrati quelli che più rispondevano al bisogno di cambiamento a sinistra, l'ambito culturale al quale mi sento di appartenere come provenienza e formazione, pur avendone occupato sempre gli spazi più marginali e critici. Tanto per essere chiari, se è vero che l'intelligente ortodossia comunista del gruppo del "Manifesto" ha costituito il punto di partenza e l'elemento della mia crescita politico-linguistica giovanile che più ha inciso sulla mia "forma mentis", è anche vero che lentamente con gli anni ho rotto gli ormeggi da quella sponda sicura e ho preso a navigare in mare aperto cercando di muovere lo sguardo e l'ascolto a 360 gradi.
Non è stato un viaggio infruttuoso e privo di incontri importanti. Sopra tutte le altre, quella che è diventata punto di riferimento per me imprescindibile sul piano culturale, etico e politico, è stata la vicenda umana di Alexander Langer, che reputo fra le personalità più straordinarie che l'Italia dellla seconda parte del '900 abbia conosciuto. Da questo approdo è ricominciata la mia voglia di impegno, ma con connotati, linguaggio e disposizione mentale, che non molto salvavano della tradizione comunista, anche la migliore.
Mi scusi il preambolo un po' lungo, ma era per dire che, almeno in parte, in ciò che lei dice sento risuonare l'eco di alcuni passaggi della riflessione di Alex (mi permetto di richiamarlo a me così, tanto forte e profonda è stata la mia partecipazione al suo sentire e all'epilogo della sua vicenda terrena). La lezione più importante, che ha una valenza apparentemente solo morale che ho tratto da Langer, è stata l'affermata importanza di tenersi lontani dai luoghi e dai cerimoniali del potere ("Minima Personalia"). Il che non significa rifiutare ogni coinvolgimento nelle cose del mondo e dei suoi abitanti, ma lo starvi consapevolmente a fianco dei più deboli e fragili, facendo leva su un "principio responsabilità" (Jonas) e servendosi come strumento comunicativo primario della testimonianza concreta di ciò che si va affermando a parole. E' proprio una questione di stile di vita che rimanda direttamente a ciò di cui si fa professione.
In questo senso ho avuto modo di apprezzare il linguaggio, non convenzionale per un politico, da lei in più occasioni utilizzato. D'altra parte non sarei sincero se non dicessi che mantengo ancora delle riserve per quello che riguarda i risultati e le scelte operate nella veste di Governatore della Regione Puglia. Come le confesso che di fronte a certe dichiarazioni incendiarie (l'aver "espugnato" Milano), mi sento inesorabilmente più vicino a chi richiama un'esigenza di sobrietà e di mitezza anche quando ci si trova nel centro dell'agone. La modestia non deprime l'audacia degli obiettivi, ma esprime nel profondo che il primato non sta nella conquista nel potere o peggio nel farsene servi, ma nella consapevolezza che quel primato va riconosciuto alla riscoperta e alla valorizzazione del nucleo di umanità che ci costituisce e individuabile anche negli occhi dei nostri avversari: questo nucleo è costituito dalla fragilità ontologicamente costitutiva di ognuno di noi. E' quella fragilità costitutiva delle nostre vite che chiede ad ognuno di "fare catena" (come ricordava lei stesso nel comizio di questa primavera a Rovigo) contro le avversità, riscoprendo in quest'operare il senso di un'appartenenza e di un destino comuni.
Ecco, mi scusi la mia proverbiale prolissità, ma sentivo il bisogno di rivolgermi direttamente a lei che tiene alte le insegne di questo partito, col quale ho liberamente scelto di provare a camminare un po' assieme, ma che sta non convincendomi del tutto nell'affermazione di quest'anima pre-politica senza la quale io credo ogni rivendicazione di diversità nei confronti del vecchio rischia di rimanere lettera morta o peggio l'ennesimo sberleffo cinico della politica politicante.
La saluto cordialmente.
Claudio Luciano
SEL Rovigo
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