Difficile dire quale sia stato il migliore fra gli autorevoli interventi del Convegno "Oltre il carbone- una risposta alla crisi" organizzato al Centro Don Bosco in preparazione della manifestazione nazionale fermiamo il carbone del 29 ottobre: da Scalia ad Onufrio, da Ceruti a Boschetti, da Bardi a Gasparini chi scegliere?
Eppure una delle relazioni mi ha molto colpito. Si tratta della relazione he aveva per titolo "Etica e clima" di Matteo Mascia (Fondazione Lanza) e vorrei riproporla ai lettori di questo blog, nei suoi tratti essenziali (mi si perdoni l'approssimazione...).
Secondo Mascia il problema dei cambiamenti climatici e i danni derivanti dallo sfruttamento indiscriminato delle risorse energetiche, ci costringono a considerare da una parte che le risorse sono limitate e che le attività umane hanno un impattosulla natura, che può non essere reversibile; dall'altra evidenziano la necessità che la dimensione etica possa diventare centrale rispetto agli indirizzi politici ed economici della comunità internazionale.
Si tratterebbe infatti di operare avendo di fronte tre importanti questioni di giustizia. La prima: giustizia nei confronti dei poveri, senza cibo nè acqua, senza la possibilità di soddisfare i bisogni primari, per l'impossibilità di accedere ad una sufficiente quantità di energia elettrica.
Se anche i poveri potessero disporre di energia questo si tradurrebbe rapidamente in: vita, salute, democrazia e libertà.
Se anche i poveri potessero disporre di energia questo si tradurrebbe rapidamente in: vita, salute, democrazia e libertà.
La seconda questione da affrontare è secondo Mascia quella della giustizia nei confronti delle giovani generazioni e delle generazioni future che non hanno voce. Si tratta di assicurare loro la disponibilità dell'energia e delle risorse nel tempo, così come ne abbiamo potuto disporre noi, senza che possano esaurirsi.
La terza ed ultima è una forma di giustizia che riguarda il mondo dei viventi: è la responsabilità verso la natura che ha valore in quanto tale. Natura in cui bellezza e fragilità sono strettamente legate.
Nelle conclusioni di Mascia: "la crisi ecologica è perciò anche una crisi culturale. Serve un allargamento della base morale. I diritti fondamentali non possono ormai più prescindere dall'impegno per l'ambiente".
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