Sarà che questi richiami al centro di alcuni segretari di partito rimandano a inquietanti déja vus dagli esiti poco edificanti - si veda il risultato delle scorse elezioni al comune di Rovigo - ma a volte pare proprio che le dichiarazioni cui abbiamo assistito in questi giorni raggiungano livelli di preoccupante parossismo. Da quanto si è letto pare che il segretario del PD Crivellari, seguito a ruota dal quello socialista Mantovani, ritenendo insufficienti le proprie forze, colmino il proprio senso di vuoto, non con una seria riflessione politica, ma in una sfrenata rincorsa del “centro” che ormai sta diventando un luogo più geometrico che politico.
A parte qualche digressione, non è ancora emersa in maniera chiara la piattaforma con cui i soggetti politici intervenuti sulla stampa intendano aprire un confronto. Quale idea di sviluppo del territorio? Quale progetto in campo per affrontare l’emorragia occupazionale che coinvolge anche il Polesine, quali risposte ai tanti precari che attendono prospettive più sicure? Quale senso ha impegnare le proprie forze politiche in un contesto comunale a fronte dei tagli operati dalla regione Veneto?
A nessuna di queste domande, pare, sia stata prospettata una risposta! Di certo non sono domande semplici e di certo SEL non ha la pretesa di avere la soluzione in tasca. Certamente, però, è da questi interrogativi che bisogna partire. Ecco perché la fuga verso il “centro che più centro non si può” per parafrasare quella vecchia reclam con il buon Ferruccio Amendola appare sterile e di difficile comprensione!
Ancora una volta sembra che i cittadini, per intenderci quelli che votano, siano tenuti al margine del confronto, come silenti spettatori delle decisioni che vengono assunte dul proprio destino.
Da un punto di vista meramente ideologico può apparire interessante la riflessione di Mantovani sul riformismo. Per quanto questa corrente di pensiero abbia costituito un interessante ancoraggio per parte dell’ottocento e del novecento, sarebbe utile capire se questo approccio sia sufficiente per dirimere i nodi amministrativi. Ad esempio il comune di Badia, dove Mantovani è stato consigliere fino a qualche mese fa, chiudendo quell’esperienza con la sfiducia del medesimo sindaco che oggi è ricandidato dal PD. A Badia Polesine, allora, l’idea di centro e quella di riformismo, in sé, sembra non essere sufficiente per dirimere i differenti punti di vista dei due soggetti politici. O ancora quali sono le idee di trasformazione di realtà come Taglio di Po o Trecenta che escono da esperienze di governo della destra? Ancora, rispondere “centro” non basta.
L’idea di aprire dei tavoli per avviare un confronto sulle questioni concrete che coinvolgono le donne e gli uomini, quelli che veramente hanno bisogno, oggi più che mai, che la politica sappia rappresentare e tradurre i fatti le loro istanze, sembra essere, agli occhi di SEL, ancora una volta il metodo più corretto. In quelle occasioni sarà finalmente possibile capire quali sono i temi e le priorità del Centro e della Sinistra. Tutto questo avendo la lungimiranza ed al tempo stesso l’umiltà di non ritenersi in alcun modo autosufficienti e rappresentativi delle istanze dei cittadini, che, per questo, vanno coinvolti e messi nelle condizioni di contribuire ai programmi ed alle scelte che riguardano il loro ed il nostro futuro. Al di fuori di questo metodo rischia di riproporsi il balletto dei nomi, di trionfare quella politica politicante che tanti danni ha fatto al centrosinistra tutto.
Mirko Bolzoni
Coordinatore Provinciale di SEL
Federazione di Rovigo