martedì 5 giugno 2012
lunedì 4 giugno 2012
All'incontro delle famiglie è mancata una voce: la voce plurale
Tra i tanti interventi, incontri, manifestazioni che ci sono stati all’Incontro Mondiale delle Famiglie appena concluso a Milano, è mancata una voce: la voce plurale. Quella voce che esprime la molteplicità del reale, l’inequivocabile pluralità in cui si dipanano le esistenze umane personali e collettive e in cui la nostra storia e la nostra società sempre più si manifestano, indipendentemente dalla rigidità delle istituzioni e dagli schematismi più o meno conformisti.
Al movimento “Noi siamo chiesa” è sembrato che non sia sufficiente parlare di “famiglia”, della sua importanza e anche della crisi in cui versa un certo suo modello (almeno quello borghese/occidentale), ma che occorra rifarsi a quei vissuti, a tutte quelle persone che danno vita a realtà affini a quelle familiari, e a quei problemi concreti, gravi e multiformi, che ne mettono in discussione il suo assetto tradizionale, soprattutto per la riproposizione comunque di modelli parziali.
La famiglia costituita da una coppia unita in matrimonio secondo la Chiesa Cattolica e secondo la Costituzione è importante per la responsabilità pubblica ed ecclesiale che assume ed è, ovviamente, un modello anche da proporre. La realtà però mostra che una gran quantità di matrimoni si scioglie e che esistono convivenze al di fuori delle strutture giuridiche; situazioni di cui non si può non tenere conto anche perché molto spesso sono ricche di risorse e di valori. Perché considerare pericoloso ammettere ed ascoltare la voce di chi vive realtà diverse dal modello tradizionale? Siamo davvero convinti che tutte le situazioni che esprimono relazioni caratterizzanti la realtà familiare (stabilità, ospitalità, vita, progettualità) non possano essere un ulteriore arricchimento per tutta la Chiesa?
Le realtà familiari, in quanto appartenenti al tessuto sociale, sono dinamiche e come tali vanno osservate e comprese nella storia. I problemi che la vita familiare oggi presenta (divorziati/risposati, coppie di fatto, convivenze di vario tipo, esperienze “altre” di gente che si dichiara credente o che è battezzata) come vanno affrontati secondo l’insegnamento e il comportamento che Gesù ci ha lasciato nel vangelo?
Ecco perché pensiamo che a Milano sia mancata qualche risposta. " Al di sotto della parziale recezione di queste prospettive da parte del magistero sono individuabili due questioni nodali non ancora tematizzate nell’immaginario cattolico: la soggettualità libera delle donne(non riducibile mai al solo sponsale/materno) e l’autonomia del pensiero e di scelta dell’adulto. La parola della Chiesa rischia di apparire oggi poco significativa proprio perché non capace di intercettare il ridefinirsi dell’umano intorno a queste due prospettive del moderno: stigmatizza così comportamenti individuali secondo un codice non più condiviso, perpetua stereotipi di genere, si arrocca nel ripetere un già esperito, perché non si fa interpellare fino in fondo dal cambiamento delle relazioni affettive e dalla ri-collocazione della famiglia nell’insieme delle dinamiche sociali" (Serena Noceti, teologa).
Al movimento “Noi siamo chiesa” è sembrato che non sia sufficiente parlare di “famiglia”, della sua importanza e anche della crisi in cui versa un certo suo modello (almeno quello borghese/occidentale), ma che occorra rifarsi a quei vissuti, a tutte quelle persone che danno vita a realtà affini a quelle familiari, e a quei problemi concreti, gravi e multiformi, che ne mettono in discussione il suo assetto tradizionale, soprattutto per la riproposizione comunque di modelli parziali.
La famiglia costituita da una coppia unita in matrimonio secondo la Chiesa Cattolica e secondo la Costituzione è importante per la responsabilità pubblica ed ecclesiale che assume ed è, ovviamente, un modello anche da proporre. La realtà però mostra che una gran quantità di matrimoni si scioglie e che esistono convivenze al di fuori delle strutture giuridiche; situazioni di cui non si può non tenere conto anche perché molto spesso sono ricche di risorse e di valori. Perché considerare pericoloso ammettere ed ascoltare la voce di chi vive realtà diverse dal modello tradizionale? Siamo davvero convinti che tutte le situazioni che esprimono relazioni caratterizzanti la realtà familiare (stabilità, ospitalità, vita, progettualità) non possano essere un ulteriore arricchimento per tutta la Chiesa?
Le realtà familiari, in quanto appartenenti al tessuto sociale, sono dinamiche e come tali vanno osservate e comprese nella storia. I problemi che la vita familiare oggi presenta (divorziati/risposati, coppie di fatto, convivenze di vario tipo, esperienze “altre” di gente che si dichiara credente o che è battezzata) come vanno affrontati secondo l’insegnamento e il comportamento che Gesù ci ha lasciato nel vangelo?
Ecco perché pensiamo che a Milano sia mancata qualche risposta. " Al di sotto della parziale recezione di queste prospettive da parte del magistero sono individuabili due questioni nodali non ancora tematizzate nell’immaginario cattolico: la soggettualità libera delle donne(non riducibile mai al solo sponsale/materno) e l’autonomia del pensiero e di scelta dell’adulto. La parola della Chiesa rischia di apparire oggi poco significativa proprio perché non capace di intercettare il ridefinirsi dell’umano intorno a queste due prospettive del moderno: stigmatizza così comportamenti individuali secondo un codice non più condiviso, perpetua stereotipi di genere, si arrocca nel ripetere un già esperito, perché non si fa interpellare fino in fondo dal cambiamento delle relazioni affettive e dalla ri-collocazione della famiglia nell’insieme delle dinamiche sociali" (Serena Noceti, teologa).
Francesco Gennaro
sabato 2 giugno 2012
Sull'approvazione del Senato alla riforma del lavoro
Ora tutte le condizioni affinché la riforma del lavoro sia legge dello Stato ci sono tutte. Il Senato approva, ha vinto la ministra del non lavoro e della povertà Fornero. Non interessa che siano serviti colpi di voti di fiducia, con interessano nemmeno le proteste del mondo del lavoro! Non conta se anche gli imprenditori stranieri hanno chiaramente sostenuto che a bloccare gli investimenti in Italia non sono i lavoratori col “posto sicuro” ma le tangenti, la mafia, e tutta quella “cricca malavitosa” che ruota attorno agli appalti ed alle concessioni.
“L’Europa ce lo chiede”, si è detto. Del resto il mandato era chiaro: risanare il paese secondo i criteri imposti dalla Banca Centrale Europea, ed il governo Monti ha svolto pedissequamente il suo lavoro. Lo ha fatto utilizzando a pretesto un valore importante per noi italiani: quello dell’unità europea; ma non è questa l’Europa a cui pensavano Spinelli e De Gasperi.
Vogliono colpire un sistema, quel sistema che aveva garantito in tutto il vecchio continente una discreta tranquillità sociale attraverso importanti conquiste sindacali. La ragione è molto semplice: chi è più precario è più debole e quindi è più in balia del più forte. Tale condizione si sostanzia in meno rivendicazioni e maggiore accettazione di condizioni di sfruttamento.
La visione del mondo dell’economia europea e mondiale è ormai chiara. Il problema è, ora, comprendere cosa voglia fare la politica, quella che è espressione della volontà popolare. Viene da chiedersi: quale cittadino ha dato mandato al governo Monti di indebolire le sicurezze sociali e quelle del lavoro?
Cosa centra lo Statuto dei Lavoratori, le garanzie che questo riconosce, con la crisi economica? I partiti che stanno sostenendo il Governo Monti, i parlamentari di PDL, PD, il Centro di Casini che mandato hanno avuto dai loro elettori?
Si sono illuse le giovani generazioni, in loro nome si è approvata una riforma che peggiora le condizioni dei precari, delle partite iva e dei lavoratori autonomi, lasciati senza sostegno al reddito e distruggendo il poco welfare rimasto.
Occorre che la politica sappia prendere le redini della situazione caotica in cui versiamo e non abdichi al suo ruolo per farsi sostituire dai banchieri. E’ necessario che si prospettino altre alternative alla macelleria sociale oggi in atto e si confrontino queste con i cittadini. “Con questo provvedimento , come dice Vendola, siamo molto vicini al punto di fusione tra rottura sociale e crisi democratica”: Serve che la politica sappia intendere l’estrema drammaticità di questo passaggio davvero storico e soprattutto sappia offrire una risposta capace di evocare un’alternativa credibile e in grado di dare speranza a un’Italia ferita e spesso persino disperata.
In questo SEL sarà impegnata e su queste questioni si confronterà con le forze politiche, sociali e con gli attori economici di questo paese per offrire differenti prospettive a chi sta perdendo ogni speranza.
Sinistra Ecologia Libertà
Federazione di Rovigo
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