Ora tutte le condizioni affinché la riforma del lavoro sia legge dello Stato ci sono tutte. Il Senato approva, ha vinto la ministra del non lavoro e della povertà Fornero. Non interessa che siano serviti colpi di voti di fiducia, con interessano nemmeno le proteste del mondo del lavoro! Non conta se anche gli imprenditori stranieri hanno chiaramente sostenuto che a bloccare gli investimenti in Italia non sono i lavoratori col “posto sicuro” ma le tangenti, la mafia, e tutta quella “cricca malavitosa” che ruota attorno agli appalti ed alle concessioni.
“L’Europa ce lo chiede”, si è detto. Del resto il mandato era chiaro: risanare il paese secondo i criteri imposti dalla Banca Centrale Europea, ed il governo Monti ha svolto pedissequamente il suo lavoro. Lo ha fatto utilizzando a pretesto un valore importante per noi italiani: quello dell’unità europea; ma non è questa l’Europa a cui pensavano Spinelli e De Gasperi.
Vogliono colpire un sistema, quel sistema che aveva garantito in tutto il vecchio continente una discreta tranquillità sociale attraverso importanti conquiste sindacali. La ragione è molto semplice: chi è più precario è più debole e quindi è più in balia del più forte. Tale condizione si sostanzia in meno rivendicazioni e maggiore accettazione di condizioni di sfruttamento.
La visione del mondo dell’economia europea e mondiale è ormai chiara. Il problema è, ora, comprendere cosa voglia fare la politica, quella che è espressione della volontà popolare. Viene da chiedersi: quale cittadino ha dato mandato al governo Monti di indebolire le sicurezze sociali e quelle del lavoro?
Cosa centra lo Statuto dei Lavoratori, le garanzie che questo riconosce, con la crisi economica? I partiti che stanno sostenendo il Governo Monti, i parlamentari di PDL, PD, il Centro di Casini che mandato hanno avuto dai loro elettori?
Si sono illuse le giovani generazioni, in loro nome si è approvata una riforma che peggiora le condizioni dei precari, delle partite iva e dei lavoratori autonomi, lasciati senza sostegno al reddito e distruggendo il poco welfare rimasto.
Occorre che la politica sappia prendere le redini della situazione caotica in cui versiamo e non abdichi al suo ruolo per farsi sostituire dai banchieri. E’ necessario che si prospettino altre alternative alla macelleria sociale oggi in atto e si confrontino queste con i cittadini. “Con questo provvedimento , come dice Vendola, siamo molto vicini al punto di fusione tra rottura sociale e crisi democratica”: Serve che la politica sappia intendere l’estrema drammaticità di questo passaggio davvero storico e soprattutto sappia offrire una risposta capace di evocare un’alternativa credibile e in grado di dare speranza a un’Italia ferita e spesso persino disperata.
In questo SEL sarà impegnata e su queste questioni si confronterà con le forze politiche, sociali e con gli attori economici di questo paese per offrire differenti prospettive a chi sta perdendo ogni speranza.
Sinistra Ecologia Libertà
Federazione di Rovigo
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