lunedì 4 giugno 2012

All'incontro delle famiglie è mancata una voce: la voce plurale

Tra i tanti interventi, incontri, manifestazioni che ci sono stati all’Incontro Mondiale delle Famiglie appena concluso a Milano, è mancata una voce: la voce plurale. Quella voce che esprime la molteplicità del reale, l’inequivocabile pluralità in cui si dipanano le esistenze umane personali e collettive e in cui la nostra storia e la nostra società sempre più si manifestano, indipendentemente dalla rigidità delle istituzioni e dagli schematismi più o meno conformisti.
Al movimento “Noi siamo chiesa” è sembrato che non sia sufficiente parlare di “famiglia”, della sua importanza e anche della crisi in cui versa un certo suo modello (almeno quello borghese/occidentale), ma che occorra rifarsi a quei vissuti, a tutte quelle persone che danno vita a realtà affini a quelle familiari, e a quei problemi concreti, gravi e multiformi, che ne mettono in discussione il suo assetto tradizionale, soprattutto per la riproposizione comunque di modelli parziali.
La famiglia costituita da una coppia unita in matrimonio secondo la Chiesa Cattolica e secondo la Costituzione è importante per la responsabilità pubblica ed ecclesiale che assume ed è, ovviamente, un modello anche da proporre. La realtà però mostra che una gran quantità di matrimoni si scioglie e che esistono convivenze al di fuori delle strutture giuridiche; situazioni di cui non si può non tenere conto anche perché molto spesso sono ricche di risorse e di valori. Perché considerare pericoloso ammettere ed ascoltare la voce di chi vive realtà diverse dal modello tradizionale? Siamo davvero convinti che tutte le situazioni che esprimono relazioni caratterizzanti la realtà familiare (stabilità, ospitalità, vita, progettualità) non possano essere un ulteriore arricchimento per tutta la Chiesa?
Le realtà familiari, in quanto appartenenti al tessuto sociale, sono dinamiche e come tali vanno osservate e comprese nella storia. I problemi che la vita familiare oggi presenta (divorziati/risposati, coppie di fatto, convivenze di vario tipo, esperienze “altre” di gente che si dichiara credente o che è battezzata) come vanno affrontati secondo l’insegnamento e il comportamento che Gesù ci ha lasciato nel vangelo?
Ecco perché pensiamo che a Milano sia mancata qualche risposta. " Al di sotto della parziale recezione di queste prospettive da parte del magistero sono individuabili due questioni nodali non ancora tematizzate nell’immaginario cattolico: la soggettualità libera delle donne(non riducibile mai al solo sponsale/materno) e l’autonomia del pensiero e di scelta dell’adulto. La parola della Chiesa rischia di apparire oggi poco significativa proprio perché non capace di intercettare il ridefinirsi dell’umano intorno a queste due prospettive del moderno: stigmatizza così comportamenti individuali secondo un codice non più condiviso, perpetua stereotipi di genere, si arrocca nel ripetere un già esperito, perché non si fa interpellare fino in fondo dal cambiamento delle relazioni affettive e dalla ri-collocazione della famiglia nell’insieme delle dinamiche sociali" (Serena Noceti, teologa).

Francesco Gennaro

Nessun commento:

Posta un commento