domenica 15 luglio 2012

SINTESI CONVEGNO “IL PIANO SANITARIO REGIONALE E IL POLESINE”


Un Convegno importante e denso di contenuti è stato quello di ieri a Rovigo sul Piano Sanitario Regionale e il Polesine. Le forze politiche erano presenti e hanno dato un contributo anche offrendo la propria disponibilità per un tavolo di ulteriore confronto.

Dopo l'introduzione del consigliere comunale Giovanni Nalin e i saluti del Sindaco di Rovigo Bruno Piva, la relazione di Francesco Gennaro (SEL) ha fatto il quadro di una riforma tanto “condivisibile nelle linee guida teoriche” quanto “vaga e indefinita”, in mancanza delle schede attuattive.

Gennaro ha riferito della prospettiva non più “ospedalo-centrica”, in quanto il perno del nuovo piano sarebbe costituito dai distretti, in cui giocherebbero un ruolo di primo piano i medici di famiglia, e poi della assistenza ospedaliera che sarebbe completamente rivisitata, secondo una classificazione di maggiore o minore autonomia: Rovigo dovrebbe rimanere un ospedale hub, ovvero centrale, perno dell'intero sistema. Riguardo ai posti letto il Veneto avrebbe già deciso per un numero inferiore a quanto indicato recentemente nella spending review. Gennaro ha poi fatto un appunto alla Regione sul sistema di controllo che non prevede un organo esterno, ma solo interno: “affidando tutto ad un sistema di autocontrollo sarà quasi impossibile riuscire prima ad individuare e poi risolvere i problemi esistenti”. Un plauso è stato fatto da parte di Gennaro al fatto che il Piano difenda la sanità pubblica (almeno nelle sue linee guida) e una raccomandazione contro il project financing che sta impegnando la spesa pubblica in maniera sostanziosa a livello regionale, vedi l'ospedale di Mestre.

In rappresentanza dei medici di famiglia è intervenuto il dottor Mossuto il quale ha indicato che nel piano, dove non si parla più di UTAP, c'è la prospettive di raggruppamento dei medici in una rete, al servizio di 20-30mila abitanti, con una certa libertà organizzativa per le diverse USSL, senza però alcuna garanzia sui finanziamenti. Secondo Mossuto il previsto aumento della disponibilità oraria dei medici di famiglia (tutto il giorno, sette giorni su sette) non potrà risollevare le strutture di primo soccorso (le uniche attualmente capaci di dare una risposta qualificata) senza la creazione di una “fortezza armata”, con personale e attrezzature per le diagnosi trasferite sul territorio presso i medici di famiglia.

“I tagli sulla sanità colpiscono particolarmente la disabilità, mentre la spesa sanitaria dovrebbe essere considerata un investimento”, ha detto nel suo accalorato intervento Nina Daita, responsabile nazionale Area disabilità CGIL. “Le risorse per la disabilità sono state tutte tagliate anche nella scuola e per far riconoscere le ore di sostegno siamo costretti a ricorrere sempre più al giudice”. Daita ha poi affermato che alcune forze politiche hanno condotto una vera e propria lotta contro gli invalidi perché venissero considerati “falsi invalidi”. Si dovrebbe partire dai bisogni, che devono essere riconosciuti, ma purtroppo bisogna lottare per difendere anche le indennità di accompagnamento. “C'è bisogno di una classe politica seria, capace di ricostruire una società civile. Assistiamo spesso solo ad atteggiamenti pietistici”, ha concluso Nina Daita.

Nel corso del dibattito numerosi e significativi sono stati gli interventi in particolare dei consiglieri regionali Azzalin (PD) e Corazzari (Lega Nord), del segretario FP CGIL Davide Benazzo, dell'assessore provinciale G. Brusco e di G. Pineda (PRC), del responsabile sanità del PD polesano M. Mazzo, dei rappresentanti delle associazioni della disabilità FISH e ANMIC.

Dopo il dibattito le conclusioni sono state affidate a Fortunato Guarnieri e Mauro Valiani (SEL nazionale).
Guarnieri ha fortemente criticato il ticket sanitario, che pesa sulle famiglie e che sarebbe il vero responsabile della riduzione della erogazione dei servizi da parte delle USSL , e ha poi indicato come la strada principale di un piano sanitario debba essere costituito dalla prevenzione primaria: “serve la costruzione di distretti dove praticare la prevenzione. Bisogna considerare prima di tutto dove si vive, che aria si respira, cosa si mangia”. Un'altra forte critica è stata rivolta poi alla “onnipotenza dei direttori generali” delle Ussl venete, nel senso che una maggiore importanza deve essere attribuita alla Conferenza dei sindaci, per dare maggiore responsabilità alle realtà locali.

Mauro Valiani ha sostenuto che le politiche sanitarie e sociali in tempi di crisi dovrebbero andare in direzione contraria cioè che “nei momenti più duri vanno ricostruiti i diritti fondamentali”, come fece in Inghilterra il governo di Churchill durante la guerra (mentre ora con Cameron si va verso la soppressione del servizio pubblico).
Valiani ha parlato di un aumento delle diseguaglianze nei servizi sanitari, fatto spesso legato alle maggiori o minori difficoltà nella capacità di accedere e alla disponibilità delle informazioni, e del problema della integrazione fra ospedale e territorio. Ha osservato come nel Piano sanitario ci sia una “estrema periferia dei diritti sociali” e che si dovrebbe ricorrere a dei “Piani integrati di salute” con la partecipazione dei Comuni. Due sarebbero le linee guida: dare maggiore poteri ai sindaci e una organizzazione degli ospedali in un ambito di area vasta. “Per una buona amministrazione bisogna puntare alla salute e non a fare cassa”.

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