In questo tempo caimanico-bossiano, le parole oltraggiose sono cresciute ancora; hanno trovato spazio nelle menti meschine della penisola nostrana; sono traslocate perfino fuori confine per convenienza di pochi e trascuratezza di molti.
Gli oppositori italioti, strabici nelle giornate migliori, tentano di opporsi a questo estenuante regime godereccio-mediaitico, capriccioso ed insolente. Gli oltraggiati vocaboli non riconoscono più le loro brutte copie, quelle truccate e incipriate che varcano i portoni dei Poteri. Che cinguettano con la religione di cartone nelle cerimonie solenni e propagandate nell’etere innocuo. Si nutrono delle stanchezze altrui; peggio, infiacchiscono gli animi, li rendono opachi; s’insinuano nelle menti compiacenti.
Una democrazia sospesa attende d’essere riconosciuta pienamente nel territorio inquinato nazionale, mentre i partiti, tenutari delle caste minori, cercano con affanno di non affondare definitivamente in questo pericoloso scialbore.
I vocabolari della lotta e della speranza, sempre più numerosi, si attrezzano alla luce del sole per porre fine a questo regno barbarico.
Ci vorrà tempo e pazienza.
Nella città di Adria, avvolta da un’insolita calura settembrina, la Giunta delle grandi promesse si trova più che mai in difficoltà davanti alla crisi
del nostro Paese. I suoi massimi conduttori nazionali s’arrampicano sugli specchi, sproloquiando in continuazione su ciò che sta accadendo attorno a loro. A turno, accusano le opposizioni intere, la stampa, l’Europa e il libero pensiero, satira compresa, della crisi piombataci addosso.
del nostro Paese. I suoi massimi conduttori nazionali s’arrampicano sugli specchi, sproloquiando in continuazione su ciò che sta accadendo attorno a loro. A turno, accusano le opposizioni intere, la stampa, l’Europa e il libero pensiero, satira compresa, della crisi piombataci addosso.
Con Tremonti avevano sempre negato che sarebbe arrivata, che tutto andava a meraviglia. Dichiarano ora che l’economia è sotto controllo, dopo le ripetute e ridicole manovre, che, guarda caso, colpiscono sempre gli stessi. Da tempo immemorabile.
Vantano meriti che i mercati neppure prendono in considerazione, mentre il nostro debito traballa. Nessuno crede più a questa compagine di governo e al suo capo bizzoso e ridicolo. Purtroppo in queste montagne russe siamo stati trascinati dall’ignavia e superficialità di molti, di troppi. Ora è tempo di saltare dalla diabolica giostra.
Il sindaco Bobo con i suoi assessori, per fare cassa, come si suol dire, ha pensato bene di vendere parte del pubblico patrimonio, comprese le aree verdi, bene comune di noi tutti. Ha sottratto in tal modo questo spazio di benessere alla cittadinanza, ai bimbi che giocano, ai nonni, alle mamme e alle giovani coppie. A coloro che non possono andare in vacanza, ora più che mai, in questo tempo che si preannuncia doloroso e di sacrifici.
Osservando con attenzione, non possiamo non registrare la pochezza del Massimo conduttore, che ostinatamente si rifiuta di discutere pacatamente, ascoltando l’altra metà della città che non lo ha votato. Diversamente da Bologna, dove il centro sinistra con Merola sindaco, dopo le manovre plurime della coppia sciamanica nazionale (Ber-Bos), ha aperto un confronto con la minoranza consiliare per affrontare le questioni più rilevanti del Comune. Questo per richiamare l’attenzione della totalità dei cittadini, sottolineando implicitamente che il Municipio è di tutti, anche se temporaneamente guidato da una maggioranza, come avviene nelle democrazie dell’alternanza.
Ultima annotazione, che illumina lo stile dilettantistico della compagine bobbiana, riguarda il fondo d’incentivazione, azzerato per i lavoratori comunali, mentre per i tre dirigenti lo stanziamento è di quasi 14.000 euro annui. Rabbia e sconcerto tra i sindacati che subito hanno proclamato lo stato di mobilitazione.
C’è un decoro nell’agire, mi suggerisce Ludovico, che dovrebbe essere perseguito. Sembra che questo manchi, sia assente tra i partiti che sostengono questa maggioranza.
Nei pressi del bar Centrale, lungo il Corso, la gente, dopo il Consiglio Comunale di lunedì, si chiedeva perché nessuno provvedeva a pulire il vicino marciapiede dagli escrementi dei piccioni vagabondi.
Anche questo è decoro, più facile da conseguire. Qualcuno evidentemente si è distratto, in questi mesi d’estate.
gieffe
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