L’area
padana estesa tra il fiume Po e l’Adige, delimitata dai confini
della provincia di Rovigo, è un’area che, in un contesto regionale
fortemente urbanizzato presenta ancora caratteri prettamente
agricoli. In Polesine l’industrializzazione non è mai partita
veramente se non in pochi casi; sono stati costruiti innumerevoli
capannoni per favorire lo sviluppo, dicono, ma più precisamente,
spesso, a soli fini speculativi: molti sono infatti quelli che a
tutt'oggi sono rimasti chiusi o sottoutilizzati.
Ora,
con la crisi, il fenomeno si è acuito e un po’ tutto si è
fermato; c’è però modo di riflettere, di salvare ancora tanto di
quello che è rimasto. Finalmente si può pensare alle vere vocazioni
territoriali, che per il Polesine sono l’agricoltura, la
trasformazione dei prodotti agricoli, l’artigianato, la pesca e,
anche da noi, il turismo. Un turismo che punti certamente alla
visitazione del Delta del Po, ma non solo: tutto il territorio
compreso tra i due fiumi potrebbe vedersi valorizzare quelle che, in
questo momento, sono avvertite come straordinarie emergenze
architettoniche e naturali. Ecco la nota dolente: anche in Polesine,
come in tutta Italia, bisogna recuperare e difendere la straordinaria
connessione tra cultura e natura, la suggestiva armonia tra impronta
umana e paesaggio che i nostri padri ci hanno lasciato e che tanto si
accordano al nostro immaginario, toccando la nostra sensibilità. La
casa Rosetta nel centro storico di Rovigo è recentemente salita agli
onori della cronaca, ma numerosi sono i siti che stanno dolendo e
pian piano scomparendo per l’incapacità politica di recuperarli e
di restituirli anche a chi verrà dopo di noi.
Da
un rapporto
elaborato da Italia Nostra che raccoglie innumerevoli casi, ne
abbiamo scelto uno emblematico che versa in condizioni di estremo
degrado e che solo una visione politica lungimirante può salvare.
Il
monumentale complesso rurale è in località Grompo della frazione
Concadirame di Rovigo e interessa una vasta area agricola
raggiungibile dalla strada arginale del canale Ceresolo. Le Barchesse
Grimani sono state edificate probabilmente nella 2^ metà del secolo
XVI, il progetto è stato attribuito al grande architetto Michele
Sanmicheli, per alcune soluzioni formali e per il carattere
“militaresco” della fabbrica. Tutto il monumento versa in uno
stato di avanzato degrado e il crollo di parte del coperto sta
rendendo sempre più difficile il recupero. Non dobbiamo perdere
l'occasione per restituire al nostro territorio la sua storia, la sua
cultura. Il Comitato pro Vendola di Rovigo rilancia il dibattito sul
recupero dei nostri beni architettonici e naturali. Come lo stesso
Nichi Vendola afferma nel suo discorso ad Ercolano dello scorso 6
ottobre in occasione dell'apertura della campagna per le primarie,
“l'investimento in cultura non può essere misurato solo nella sua
reddittività immediata (spesso modesta), ma nella sua redditività
di lungo periodo. L'intelligenza sociale liberata dai paraocchi
dell'ideologia dominante scopre che è vantaggioso investire sulla
qualità, sul benessere, sul sapere.” Da qui la politica deve
ripartire per emergere dalla crisi. Nell'immensa eredità del nostro
patrimonio naturale e umano stanno le basi per un nuovo futuro.
05-11-2012
– L.B. x Comitato “Oppure Vendola” –vicolo Ponchielli 45100
Rovigo
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