martedì 6 novembre 2012

A PROPOSITO DI BENI CULTURALI ARCHITETTONICI




L’area padana estesa tra il fiume Po e l’Adige, delimitata dai confini della provincia di Rovigo, è un’area che, in un contesto regionale fortemente urbanizzato presenta ancora caratteri prettamente agricoli. In Polesine l’industrializzazione non è mai partita veramente se non in pochi casi; sono stati costruiti innumerevoli capannoni per favorire lo sviluppo, dicono, ma più precisamente, spesso, a soli fini speculativi: molti sono infatti quelli che a tutt'oggi sono rimasti chiusi o sottoutilizzati.
Ora, con la crisi, il fenomeno si è acuito e un po’ tutto si è fermato; c’è però modo di riflettere, di salvare ancora tanto di quello che è rimasto. Finalmente si può pensare alle vere vocazioni territoriali, che per il Polesine sono l’agricoltura, la trasformazione dei prodotti agricoli, l’artigianato, la pesca e, anche da noi, il turismo. Un turismo che punti certamente alla visitazione del Delta del Po, ma non solo: tutto il territorio compreso tra i due fiumi potrebbe vedersi valorizzare quelle che, in questo momento, sono avvertite come straordinarie emergenze architettoniche e naturali. Ecco la nota dolente: anche in Polesine, come in tutta Italia, bisogna recuperare e difendere la straordinaria connessione tra cultura e natura, la suggestiva armonia tra impronta umana e paesaggio che i nostri padri ci hanno lasciato e che tanto si accordano al nostro immaginario, toccando la nostra sensibilità. La casa Rosetta nel centro storico di Rovigo è recentemente salita agli onori della cronaca, ma numerosi sono i siti che stanno dolendo e pian piano scomparendo per l’incapacità politica di recuperarli e di restituirli anche a chi verrà dopo di noi.

Da un rapporto elaborato da Italia Nostra che raccoglie innumerevoli casi, ne abbiamo scelto uno emblematico che versa in condizioni di estremo degrado e che solo una visione politica lungimirante può salvare.

Il monumentale complesso rurale è in località Grompo della frazione Concadirame di Rovigo e interessa una vasta area agricola raggiungibile dalla strada arginale del canale Ceresolo. Le Barchesse Grimani sono state edificate probabilmente nella 2^ metà del secolo XVI, il progetto è stato attribuito al grande architetto Michele Sanmicheli, per alcune soluzioni formali e per il carattere “militaresco” della fabbrica. Tutto il monumento versa in uno stato di avanzato degrado e il crollo di parte del coperto sta rendendo sempre più difficile il recupero. Non dobbiamo perdere l'occasione per restituire al nostro territorio la sua storia, la sua cultura. Il Comitato pro Vendola di Rovigo rilancia il dibattito sul recupero dei nostri beni architettonici e naturali. Come lo stesso Nichi Vendola afferma nel suo discorso ad Ercolano dello scorso 6 ottobre in occasione dell'apertura della campagna per le primarie, “l'investimento in cultura non può essere misurato solo nella sua reddittività immediata (spesso modesta), ma nella sua redditività di lungo periodo. L'intelligenza sociale liberata dai paraocchi dell'ideologia dominante scopre che è vantaggioso investire sulla qualità, sul benessere, sul sapere.” Da qui la politica deve ripartire per emergere dalla crisi. Nell'immensa eredità del nostro patrimonio naturale e umano stanno le basi per un nuovo futuro.


05-11-2012 – L.B. x Comitato “Oppure Vendola” –vicolo Ponchielli 45100 Rovigo

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